Una piacevole sorpresa targata Bunge: Enrico Diamantini

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Di Roberto Zucca

L’entusiasmo non gli manca. Il coraggio nemmeno. Per Enrico Diamantini questa è la stagione della verità. La gavetta, tra Padova e Vibo negli ultimi anni gli ha permesso di maturare quelle competenze gestionali e di approccio alla gara che quest’anno ha dimostrato in una bellissima stagione alla Bunge Ravenna, culminata con l’accesso ai playoff scudetto:

“Un’avventura possibile grazie al lavoro e all’apporto di tutti, a cominciare dall’allenatore Soli che ha creduto in me sin dal primo momento. Mi sono giocato il posto tre e ho dato il massimo per conquistare la fiducia di tutti”

È stato ripagato da un’annata in cui il suo nome è risultato essere spesso tra i migliori della Bunge.
“Avevo voglia di dimostrare che potevo giocarmela con tutti. Gli anni precedenti mi hanno visto talvolta nelle retrovie, e ho ampiamente scontato alcune scelte sfortunate come quella di Avellino. Da lì in poi mi sono allenato pensando solo di voler arrivare”

La Bunge ha stupito tutti. Soddisfatto?
“Si e sono molto contento. Con un po’ di attenzione e un po’ di fortuna in più avremmo potuto avere qualche punticino in più per avere un accesso più sereno ai playoff, non certo contro Perugia. Però ce la giochiamo”

Qual è l’arma di Ravenna?
“Il fatto di giocare con un’enorme serenità e un grande entusiasmo. Molti di noi sono alla prima esperienza in questo senso e forse un pizzico di ingenuità in più e meno pressione rispetto ad una delle prime quattro compagini non può che far bene”.

Il segreto di questa squadra sembra proprio essere la “squadra”.
“Si, nel senso che tra noi si è creato dai primi allenamenti un clima di enorme fiducia e di entusiasmo. Lavoriamo tanto in palestra ma poi tra noi c’è la voglia di vedersi e conoscersi anche al di fuori dal campo. Trovo Ravenna uno degli ambienti migliori in cui ho militato”

Sole, mare, riviera. In realtà è come un ritorno a casa.
“Beh, casa mia non è lontanissima ma il clima e la gente è abbastanza simile. Rispetto agli anni in cui abitavo a Vibo o a cinque-sei ore di macchina facevo più fatica a tornare a casa. Adesso appena ho un attimo, torno nelle Marche dalla mia famiglia e dalla mia ragazza”

So che sei uno molto riservato. E anche poco social. Parlaci un po’ di quel Diamantini che vuoi condividere…
“Sono una persona molto pacata, nei modi e nei toni. Sono fidanzato con Giorgia, che fa il mio stesso mestiere oltre a studiare ingegneria. Non sono una persona social forse perché non condivido molto di me”

So che il balecito fatto ad ogni vittoria negli spogliatoi e orchestrato da Orduna non la vedono tra i protagonisti.
“No! Io preferisco essere uno spettatore anche perché già non mi trovo a mio agio con la fotocamera puntata e poi diciamo che non ho il ballo nel sangue”

La pallavolo nel sangue mi pare di si. Ci pensa all’azzurro?
“Moltissimo. E sarebbe bello farne parte soprattutto in questa strada che porta a Tokyo. Chissà. Intanto la testa è proiettata al campionato e alla Challenge”

Vincere la Challenge è un obiettivo?
“Vincere è un obiettivo. Indipendentemente dal trofeo che c’è in palio”

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