Di Redazione
È il giorno della partenza in casa Igor, il viaggio storico verso la Finale di Champions per le piemontesi e QS ha voluto intervistare la giocatrice simbolo di questa compagine, la principessa.
Lo scorso gennaio ha tagliato il traguardo delle 40 primavere, ma lo spirito è quello di una ragazzina affamata.
Francesca Piccinini non ha la minima intenzione di accontentarsi, tanto da mettere nel mirino la sua settima Champions in carriera.
Nella finale di sabato a Berlino, la capitana azzurra sogna di regalare a Novara il primo trionfo europeo della storia, in quella che sarà con ogni probabilità l’ultima partita con la casacca della Igor.
Piccinini, dopo il ko Scudetto con Conegliano da dove pensate di ripartire? «Dalla consapevolezza di poter giocare alla pari e a testa alta contro Conegliano. Lo abbiamo dimostrato a partire dal secondo set di gara 2, anche se è stato tardi. Servirà una partita al limite della perfezione, sono certa che la squadra abbia le potenzialità per farcela».
Possiamo dire che questa Novara dovrà entrare in campo come i Gladiatori nella Vecchia Roma? «Lo spirito dovrà essere senz’altro battagliero, ma dovremo fare di tutto per mantenere serenità e lucidità, altrimenti c’è il rischio di farsi sopraffare dalla tensione e di sbagliare troppo. Un errore che in un contesto del genere non ci si può permettere».
Questa potrebbe essere la sua ultima partita con Novara. Cosa pensa di aver insegnato a questa città? «Credo che certi discorsi vadano fatti dopo i titoli di coda e quel momento non è ancora arrivato. Le decisioni su quello che sarà il mio futuro le prenderò, parlando con il club, dopo la fine della stagione. Come sono abituata a fare».
A cosa sarebbe disposta a rinunciare per essere sul tetto d’Europa sabato a Berlino? «Non credo serva rinunciare a qualcosa. Al contrario sono disposta a sacrificarmi in tutto e per tutto per la squadra, come sempre, pur di raggiungere il traguardo».
Lei ha la stessa età di Valentino Rossi. Qualche settimana fa il “Dottore” ha detto che non si è mai sentito così forte come ora nella propria carriera. Vale lo stesso discorso anche per lei? «Con il passare del tempo si acquisisce una consapevolezza nuova, migliore, di sé stessi e delle proprie qualità. Personalmente credo che ogni fase della carriera di un’atleta abbia dei punti di forza e degli ostacoli con cui doversi misurare.
Io ho la fortuna di essere arrivata a 40 anni in ottima salute e di avere la stessa passione di quando ho cominciato. Tutto ciò mi consente di poter competere ancora ad alto livello con atlete più giovani e più prestanti a livello atletico”