Rachele Sangiuliano: "Per fare una buona telecronaca non basta aver giocato a pallavolo"

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Di A.G.

Il racconto televisivo della pallavolo è una parte inscindibile di gran parte dei nostri ricordi legati a questo sport e bisogna riconoscere che negli ultimi anni – grazie a una rivoluzione tecnologica e di linguaggio sempre più evidente – sta evolvendo molto velocemente. Abbiamo il prepartita dallo studio e l’analisi del giorno dopo, le telecamere negli spogliatoi e gli inviati a bordocampo, il commento dei tecnici, il parere soggettivo degli editorialisti e quello più oggettivo degli analisti. Ma, più di tutto, più di ogni altra cosa, abbiamo gli ex giocatori che ci spiegano meglio quello che succede in campo.

In particolare, quest’estate abbiamo apprezzato le telecronache da “seconda voce” di Rachele Sangiuliano, che ha raccontato le partite della nazionale femminile alla VNL e ai Campionati Europei per Eurosport e Dazn. L’ex palleggiatrice, campionessa del mondo nel 2002, ha dimostrato di essere una vera e propria enciclopedia di pallavolo, in grado di mediare tra l’esperienza televisiva e gli appassionati a casa con competenza, proprietà di linguaggio, professionalità e tono di voce sempre adatto al contesto. Insomma, un’oasi in mezzo ad un deserto fatto di urlatori, venditori di fumo e pseudo poeti alla disperata ricerca della battuta ad effetto per abbandonare le stanze della mediocrità.

A una settimana dall’epilogo della rassegna continentale, Sangiuliano si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley NEWS.

Come punto di partenza sceglierei i Campionati Europei femminili che ha commentato per Dazn. Che esperienza è stata?

È stata un’esperienza molto divertente che ho condiviso con un mito della pallavolo come Andrea Zorzi. Mi è piaciuto commentare con Zorro perché vediamo il gioco da due punti di vista differenti: lui da quello dell’attaccante, mentre io da quello del palleggiatore. Spero che le nostre interpretazioni abbiano dato un valore aggiunto alle telecronache”.

Cosa significa, per lei, “commento tecnico”?

Il commentatore tecnico deve cercare di dare una visione, un’interpretazione di quello che è il gioco, sia approfondendo dettagli tecnici e tattici per gli appassionati, sia aiutando chi si approccia alla pallavolo per la prima volta a conoscere determinati schemi o regole di gioco. Lo scopo è quello di far avvicinare sempre più pubblico a questo sport”.

Da pallavolista a telecronista. Quando è iniziata questa evoluzione?

In realtà, ero ancora una giocatrice quando ho fatto la mia prima telecronaca: si trattava di una partita di Champions League che ho commentato insieme a Marcello Piazzano per Sportitalia. Poi, da lì è iniziato un percorso che mi ha portato a commentare Serie A e competizioni internazionali per diverse emittenti televisive (a destra, foto di Daniela Tarantini). E direi che ormai dopo otto anni un po’ di gavetta l’ho fatta”.

Qual è il punto di forza che chi svolge questo lavoro non può non avere? O forse ce n’è più di uno?

Il punto di forza principale è conoscere ciò di cui si sta parlando. Non basta aver giocato a pallavolo per pensare di poter fare una buona telecronaca, ma bisogna essere a conoscenza di dati, storia e caratteristiche delle giocatrici. Tra i compiti della spalla tecnica c’è anche quello di evidenziare errori o imprecisioni dei giocatori, ma senza lasciarsi andare a commenti gratuiti che lasciano il tempo che trovano. Infine, se si riesce a sviluppare una buona empatia tra prima e seconda voce la cronaca sarà sicuramente più gradevole”.

Adesso ha anche una nuova “concorrente” in più, visto che Francesca Piccinini ha debuttato da spalla tecnica per la Rai…

Per Francesca è stata un’ottima opportunità. Facendo la telecronaca in contemporanea non ho avuto modo di ascoltarla e non so come sia andata e quanto le sia piaciuto: dovrà capire lei se questa potrà essere la sua strada per il futuro”.

Oltre al ruolo che ricopre in televisione, cosa fa Rachele Sangiuliano oggi?

Lavoro per un’agenzia che si occupa di marketing e comunicazione sportiva, specializzata nel management di atleti e nella consulenza alle aziende. Poi vengo chiamata spesso a fare degli speech di formazione, in cui si utilizza il mondo dello sport come metafora per dare messaggi concreti in azienda. Nel tempo libero, invece, amo correre”.

Parliamo più nello specifico di EuroVolley 2019. Come valuta il percorso dell’Italia di Davide Mazzanti in questa competizione?

Il bilancio è sicuramente positivo e, perciò, non sono assolutamente d’accordo con chi parla di fallimento: dopo aver raggiunto la Final Six della VNL e centrato il pass per le Olimpiadi, è arrivato un podio ai Campionati Europei che mancava da dieci anni. Nella fase a gironi l’Italia ha superato agevolmente squadre largamente alla sua portata; poi ci sono stati i successi più o meno convincenti contro la Slovacchia agli ottavi e la Russia ai quarti. Rimane il rammarico solo per la semifinale contro la Serbia, in cui probabilmente le azzurre hanno sbagliato troppo e non sono riuscite a esprimere al meglio la loro pallavolo. Forse non avevano recuperato tutte le energie dopo l’ennesimo viaggio tra le diverse sedi di questa rassegna continentale”.

Cosa ci è mancato nella partita contro la Serbia? A suo giudizio, un anno dopo alla rassegna iridata il gap da questa nazionale si è ampliato?

Non credo che il gap sia aumentato; semplicemente, le azzurre hanno fatto più fatica a mantenere continuità di prestazioni. Bisogna anche considerare che la Serbia è tra le migliori nazionali al mondo da tanti anni e può contare tra le proprie file giocatrici molto esperte, abituate a giocare sotto pressione e brave nella gestione dei momenti decisivi. L’Italia, invece, è una squadra giovane che ha avuto un exploit importante un anno fa al Mondiale, ma che non può vantare la stessa esperienza internazionale delle serbe. E da questo punto di vista si può migliorare solo giocando partite da dentro e fuori come quelle della fase a eliminazione diretta degli Europei”.

Da ex palleggiatrice, pensa che l’Italia sia in buone mani con Ofelia Malinov e Alessia Orro?

Certo, ne sono convinta. Si tratta due palleggiatrici complementari che hanno un modo di giocare diverso e che possono portare un valore aggiunto quando vengono chiamate in causa. Agli Europei abbiamo visto in campo soprattutto Lia che, a mio avviso, si è espressa su buoni livelli e si è dimostrata molto lucida anche nei momenti più difficili. Poi ci sta la sbavatura o l’imprecisione, ma l’importante è mantenere uno standard qualitativo alto. Mazzanti ha abituato le sue ragazze ad avere guizzi di creatività a discapito di un rendimento più costante: sappiamo che possono farci vedere giocate eccezionali così come commettere degli errori. Probabilmente, la maturità porterà le nostre alzatrici ad essere anche più continue”.

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