“Per risolvere i nostri problemi ci vorrebbe un mago”. Chissà quante volte se lo saranno detti quest’anno a Perugia e Piacenza. Ma alla fine un mago (vero) pare che qualcuno lo stia realmente cercando. Quello di Turi, alias Vincenzo Di Pinto.
Nell’ultimo periodo quello degli allenatori è diventato un rebus di difficile soluzione, almeno per qualcuno. Se a Modena, infatti, il sorprendente matrimonio con Petrella è ormai cosa fatta, restano da assegnare le panchine delle due squadre sulla carta più forti della Superlega. Le ultime piste vorrebbero (il condizionale è sacrosanto) Giani a Piacenza e Lorenzetti a Perugia, ma le firme sui contratti ancora non le avrebbe messe nessuno.
Giani “paga” il costo elevato del suo ingaggio dovuto al doppio incarico (e forse non solo quello) e Piacenza, in tal senso, ha già a libro paga un roster tutt’altro che economico; Lorenzetti “paga” le ultime stagioni da eterno secondo (a prescindere da come andrà questa finale scudetto), etichetta che convince poco il patron Sirci che invece vuole dominare in Italia e in Europa con una squadra che la smetta di sciogliersi sul più bello.
Ecco dunque perché l’idea Di Pinto è tutt’altro che peregrina. Il carattere non gli manca, è abituato a gestire i momenti di difficoltà, conosce bene la Superlega e ha anche esperienza internazionale, è un abile talent scout e anche manager (a Taranto si è salvato due volte gestendo il budget più basso di tutto il campionato) ed è soprattutto uno che sa tirare fuori il meglio dai suoi giocatori affinandone la tecnica individuale in tutti i fondamentali. Cosa che i suoi ex giocatori, e ce ne sono di illustri, non mancano mai di sottolineare.
Insomma, un profilo ideale (oggi) per guidare tanto Perugia quanto Piacenza, due corazzate che a loro spese hanno alternato picchi di gioco altissimi a serate in cui sembravano essere rimaste negli spogliatoi. Alti e bassi incomprensibili che a Perugia hanno già fatto saltare Anastasi (e Grbic prima di lui) e che a Piacenza ancora non sciolgono le riserve su Botti nonostante una Coppa Italia vinta e magari, lo scopriremo presto, un posto in Champions conquistato.
A Perugia Di Pinto ritroverebbe una piazza che conosce molto bene (qui vinse una Challenge Cup nel 2010) e qualcuno come Goran Vujevic con cui riformerebbe quel binomio che tanto bene ha fatto proprio a Taranto nei primi anni 2000. Chissà che non sia stato proprio l’ex campione ed oggi ds dei Block Devils a proporre a Sirci di “sondare” Di Pinto.
A Piacenza, invece, potrebbe tanto sedere sulla panchina al posto di Botti quanto affiancarlo nel ruolo di direttore tecnico. Botti, infatti, in questo finale di stagione da primo allenatore ha sì conquistato punti in credibilità, dimostrando di poter valere la Superlega, ma ha anche mostrato delle lacune che potrebbero essere ampiamente colmate dal lavoro a quattro mani con Di Pinto. Chissà.
E fortuna poi, per Blengini, che Civitanova sia risorta ancora nel momento più importante della stagione, altrimenti l’idea Di Pinto per aprire un nuovo ciclo puntando sui giovani, ne siamo certi, sarebbe venuta anche al patron Giulianelli, che per il tecnico pugliese ha grande stima. Non a caso scelse proprio lui per guidare la Lube nella sua prima storica avventura nel massimo campionato (stagioni 1995-96 e 1996-97), squadra che il Mago di Turi portò subito in semifinale play off. Impresa, pure quella, tutt’altro che banale.
Di Giuliano Bindoni