Di Redazione
La capitale deve e vuole avere una squadra di alto livello.
Roma vuole infatti tornare ad essere la protagonista come vent’anni fa, nell’era della Piaggio di Montali e di campioni che fecero sognare una città intera.
Roma Volley oggi ha una squadra maschile in Serie A3 e una femminile in A2 che di recente ha stretto un accordo di partnership con la Volleyrò Casal de Pazzi, da sempre tra le società più vincenti del panorama giovanile italiano.
Antonello Barani, presidente della realtà maschile ed imprenditore nel campo della comunicazione e della sicurezza privata racconta a Il Corriere della Sera – Roma i soliti problemi, nonostante la «qualifica» di massima espressione del volley capitolino.
«Stavamo provando a salire in A2 prima del Covid.Ci proveremo anche l’anno prossimo, ma viviamo con tante incognite e devo ammettere che è non è semplice trovare energie e stimoli per ripartire. Che senso avrebbe, per i nostri sponsor e per la nostra visibilità, giocare le partite a porte chiuse?».
Poi arrivano le stoccate: «Ci serve l’aiuto di tutti. La cosa che più mi ha dato fastidio in questi mesi di lockdown è stato il non ricevere una telefonata da nessuna istituzione, né locale né federale. Lo sport non può ripartire se non si creano sinergie.
In totale, compresi anche i settori giovanili, il numero dei tesserati per la Roma Volley sfiora quota mille. «Nel 2014, quando rilevai la Polisportiva Arvalia, decisi subito di cambiare nome alla squadra, sfruttando la forza che solo una città come Roma sa dare – racconta Barani -. Vorrei una condivisione di idee, anche per l’eventuale utilizzo del PalaTiziano, messo a bando dal Comune. L’Italia, nella pallavolo, ha vinto praticamente tutto e la risposta della città è sempre stata massiccia, nonostante due squadre di calcio. Spostando un tubo in una struttura privata (il PalaHoney, ndr) mi sono inventato un campo per giocare la Serie A. Ma si può e si deve fare di più».