Di Redazione
“Non so proprio che numero scegliere”. “Tranquillo, con molta probabilità sarà lui a scegliere te”. Questo è l’incipit di una delle tante storie di uno sportivo alle prese con la scelta del numero di maglia. Inciso sul dorso a caratteri cubitali: tanto grande da far sembrare infinitamente piccolo il nome fatto di sole lettere che si staglia poco sopra. In quello spazio occupato dal segno grafico è così evidente la sua caratura. Diffidate da chi vi dice che è solo un mero fattore di riconoscimento in campo, è molto di più. Quel numero sarà un compagno di vita e, in quanto tale, innescherà una serie innumerevoli di emozioni concatenate che vi si attaccheranno addosso come una seconda pelle: rabbia, stupore, gelosia, rammarico, rimpianto, determinazione, gioia. Vi accompagnerà ovunque, davanti a una rete, un canestro, una porta, una pista. Sarà un amico e, in quanto tale, sarà speciale averlo accanto quanto doloroso vederlo allontanare quando le contingenze lo imporranno.
Il cambio di società o di squadra è una di quelle occasioni. Si arriva con l’emozione di un gruppo, un ambiente nuovo, ma una delle prime impressioni quasi impossibile da contenere sarà: “chissà se qualcuno ha il mio stesso numero di maglia, speriamo di no”. Nel peggiore dei casi, dovrete abituarvi a convivere con un numero diverso: e da mero segno grafico diventerà man mano qualcosa di sempre più rilevante. Un tradimento verso quello precedente? No. Perché la cosa bella dello sport, al di là della sua magia, del vortice di sensazioni in cui ti risucchia, è che tutte le maglie da gioco/allenamento/tornei entrano a far parte di una collezione privata da utilizzare nelle più svariate occasioni. Così che quel numero da cui avete dovuto allontanarvi e che vi ha accompagnato nei momenti più importanti della vostra vita può tornare ad essere indossato in qualsiasi occasione.
Per questo, e una serie innumerevole di altri fattori, quella cifra stampata sulla maglia da gioco non è solo un numero. Siamo noi atleti, noi uomini: con tutte le nostre fragilità corazzate dai nostri punti di forza. E il numero di maglia, è un grande punto di forza. Se vi si chiedesse di pensare a Francesco Totti o Cristiano Ronaldo, cosa immaginereste per prima cosa? Certo, le rispettive squadre in cui giocano, ma poi arriverebbe l’istantanea dei numeri 10 e 7 stampati sulle loro schiene. Numeri che sono entrati nell’immaginario collettivo facendo il giro del mondo. Perché il numero è un elemento universale, non necessita del vocabolario. Singola o doppia cifra, non ha bisogno di spiegazioni se non quella che gli diamo noi. Vi diranno 23 e penserete a Michael Jordan o a LeBron James, 24 e vedrete il volto di Kobe Bryant, 46 e vi sfreccerà davanti agli occhi la silhouette di Valentino Rossi alle prese con una delle sue prodezze. Ma allora, che cosa è un numero? È identità pura. Un credo.
E anche se non si mette al dito e non necessita di un sì per consacrare il suo ingresso nella vita di ciascuno di noi, un numero è per sempre.
(Fonte: comunicato stampa)