Di Roberto Zucca
A Padova ha sviluppato il suo bagaglio più evidente, quello che poi è servito a Sebastiano Milan per arrivare sul palcoscenico prestigioso di Civitanova e successivamente disputare due ottime stagioni prima a Brescia e infine a Siena. Ora, in quella città che tanto ha amato, ritorna per giocarsi la vera occasione di una carriera che tocca il vertice più alto a 25 anni:
“Sono contento di rientrare alla Kioene e di farlo giocandomi il posto da titolare. Padova è stata la mia prima esperienza in Superlega, e sono tornato per dimostrare ciò che in questi anni di peregrinazioni importanti ho acquisito in squadre delle quali porto un ottimo ricordo. Sono stati tre anni importanti, ognuno per un motivo diverso, e non ultimo quello di Siena, che seppur bloccato dal Covid-19, mi ha visto giocare in una squadra che per elementi e affetto porterò nel cuore”.
Esordì a Padova tre anni fa. Poi perché quel passaggio a Civitanova?
“Entrai nella trattativa che portò Randazzo a Padova. Loro cedettero Gigi ma vollero me. Fu un anno di transizione, bello per il posto in cui mi allenavo e per la maglia che vestivo, ma il desiderio di giocare era più forte del prestigio di Civitanova. Chiesi di poter giocare, Brescia mi volle fortemente e fu un anno importante, nel quale uscimmo ai playoff per mano di Piacenza, che aveva una grande squadra”.
Quest’anno Siena. Per un italiano è difficile trovare buone occasioni?
“Chiedo sempre di spiegarmi come mai ad atleti stranieri vengano date più chance rispetto a noi giovani italiani. Cerco una risposta che forse mi sono dato, e le dico che in tutta onestà ho smesso di chiedere. Sono contento che Padova in questi anni abbia dato tante possibilità ad amici e compagni che hanno dimostrato di non essere inferiori a nessuno. E anche la società, da questo investimento sulla crescita dei talenti italiani, ne è uscita sempre molto bene”.
Che anno sarà quello della prossima Superlega?
“Personalmente molto importante. Poi se mi chiede di fare pronostici le dico che sarà una roulette russa. È un anno nel quale ci sono state rivoluzioni importanti, anche nel mio club, ed è difficile azzardare per tutti previsioni, sia ai vertici che in bassa classifica. Quello che posso dirle è che dovremo giocare con determinazione ma anche con coraggio. Quel coraggio con il quale squadre come Padova sono riuscite negli anni ad arrivare a disputare partite molto ambiziose”.
Milan è una persona tutta casa e pallavolo. Mi parli un po’ di lei fuori dal campo di gioco.
“Studio comunicazione a Bologna e non le nascondo che tutto ciò che ha a che fare con la comunicazione e il marketing mi appassiona molto: vorrei farne una professione una volta laureato. Amo viaggiare, in Italia e all’estero. Posto spesso foto di luoghi che celebrano un po’ il territorio italiano. Sono un trevigiano doc. Sto bene anche a casa mia nelle valli del Valdobbiadene, con un bicchiere di prosecco e un po’ di campagna”.
È vero che la sua ragazza Eleonora è un’attrice?
“(ride, n.d.r.) Sarà contenta del fatto che si parli di lei come un’attrice. Eleonora è laureata in Scienze Infermieristiche, e poi ha scelto di fare tutt’altro nella vita, ovvero di frequentare la scuola di cinema a Roma. È una ragazza molto in gamba e le auguro il meglio in questo mondo”.
Siete entrambi due personaggi da palcoscenico?
“Nel senso più artistico del termine, credo di sì. Anche noi, pur non avendo una cinepresa e un palco teatrale, ci esibiamo ogni domenica in un palazzetto, che è un po’ il nostro palcoscenico. Giochiamo anche per tutte le persone che pagano il biglietto la domenica. E abbiamo la responsabilità, oltre che di farli divertire, anche di dare il massimo per loro e per chi ci garantisce ogni anno un ingaggio”.