Di Elisa Sorrentino
La madre è un angelo che ci guarda, che ci insegna ad amare! Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo fra le sue ginocchia, la nostra anima nel suo cuore: ci dà il suo latte quando siamo piccini, il suo pane quando siamo grandi e la sua vita sempre”. Victor Hugo scrisse questa poesia che si intitola “La madre” e oggi nel giorno della Festa della Mamma, Serena Ortolani, direttamente dal ritiro con la Nazionale, ci ha raccontato cosa vuol dire essere mamma, essere donna e giocatrice allo stesso tempo.
Serena Ortolani, non solo giocatrice ma anche mamma di una bimba.
“Si esatto, si chiama Gaia e ha cinque anni a luglio. Cinque anni di felicità”.
Come è cambiata la sua vita dopo la maternità?
“Sicuramente è cambiata sia fuori che dentro alla pallavolo. Fuori per quanto riguarda l’organizzazione perché comunque continuando la mia carriera come atleta ho impegni diversi che prendono del tempo, quindi organizzare la giornata con i nonni, con le tate, con le partite, con le trasferte, è importante programmare bene. C’è anche un fatto psicologico secondo me che mi aiuta tanto, perché da quando c’è la famiglia, la metto al primo posto invece che la pallavolo, lo sport viene poi in un secondo momento, quindi prendo tutto con un po’ più di leggerezza, non so se è il termine giusto perché comunque è lavoro e la serietà c’è sempre, però adesso è diverso. Per esempio quando una partita va male e torno a casa e c’è Gaia che mi abbraccia, mi passa tutta la tristezza”.
Possiamo dire che Gaia è la sua prima tifosa.
“Si assolutamente si! Quando viene a vedere le partite ancora fa un po’ fatica a stare ferma per tutto il tempo perché essendo ancora piccola, ha voglia di giocare e non riesce a stare seduta, però vedo che le piace”.
Cosa vuol dire essere mamma e giocatrice allo stesso tempo?
“È sicuramente impegnativo perché comunque a volte ci sono dei problemi, devi risolverli e andare lo stesso in palestra, ma penso che sia così per tutte le mamme che lavorano, quindi è una cosa che viene spontanea lavorare e poi fare la mamma a casa. Penso che alla fine, valutando un po’ la mia carriera, la cosa alla quale penso di più è la famiglia, quindi la cosa più bella che ti possa capitare non sono le medaglie, non sono le coppe ma è la felicità della figlia e della famiglia”.
Prima ha detto che da quando è mamma, mette prima la famiglia e poi la pallavolo. Ti piacerebbe avere un altro figlio?
“Si mi piacerebbe davvero tanto, ma so anche che se mi mettessi ora a fare un altro figlio, la mia carriera diventerebbe ancora più difficile, anche se devo ammettere che Gaia ogni tanto mi guarda la pancia e mi chiede se lì dentro c’è un bimbo (ride). So che lei lo aspetta tanto, la voglia c’è, c’era già quando ho avuto Gaia di farne subito un altro, ma adesso devo mettere da parte un po’ di soldini e poi ci penseremo. Comunque l’idea di averne un altro assolutamente sì, perché è la cosa più bella del mondo”.
Prima le atlete aspettavano la fine della carriera prima di avere un figlio perché non esistevano tutele da parte delle istituzioni, rinunciando alla famiglia. A fine 2017, finalmente, è stato approvato un fondo per la tutela delle atlete madri.
“Assolutamente un bel traguardo e un vantaggio finalmente nostro perché non era possibile che un atleta che rimaneva incinta, magari anche giovanissima, e non aveva da parte neanche un tot di soldi, si trovava con un figlio senza un euro e senza contratto, perché poi tutti i contratti venivano stracciati e saltava tutto. Quindi per noi è sicuramente un vantaggio, sono davvero contenta di questa nuova legge, e orgogliosa perché vuol dire che stanno rivalutando le donne e lo sport come la pallavolo che spesso è messa nell’angolino. Ovviamente noi atlete non dobbiamo approfittarne ma se capita, è giusto che ci sia questa legge”.
L’essere una giocatrice di alti livelli, comporta però anche sacrifici, come lo stare lontano da casa a lungo, non esserci durante le feste, non vedere la figlia per diverso tempo.
“Diciamo che, non solo io che sono mamma, ma tutte le atlete per esempio passano il Natale lontano dalle proprie famiglie, quello ormai è un’abitudine. L’unica cosa forse più difficile, adesso che sono in nazionale, è che si gira molto e la bimba rimane a casa. Due anni fa quando ero via con la squadra azzurra, è stata veramente tosta, perché ho visto Gaia veramente poco e anche se era a casa col papà, è stato, non un trauma ma davvero dura. Quest’anno però quando riusciamo, la portiamo in ritiro, quindi diminuiamo un po’ la lontananza”.
A proposito di Nazionale, sarà un’estate piena d’impegni che si concluderà con i Mondiali in Giappone. Come si preparano questi tornei per arrivare pronti alla rassegna iridata?
“Direi che intanto bisogna andare avanti giorno per giorno e non pensare al Mondiale, quindi un allenamento dopo l’altro, una partita dopo l’altra. Penso che la cosa per far passare il tempo e per crescere, sia andare in palestra ogni giorno e dare qualcosa in più, questo è alla fine il modo migliore per far passare meglio l’estate”.
Tante le atlete convocate, divise in due “Nazionali”. Tra le giocatrici più esperte, come vede questo gruppo cosi giovane?
“È un bellissimo gruppo, tante giovani che hanno voglia di fare e devo dire che in palestra è bello perché ci si diverte, si spinge e nessuno si tira indietro quindi è proprio bello vedere il gruppo così affiatato e con tanta voglia di fare. Poi devo dire che è anche un bell’insieme di persone, tutte oneste e brave. Davvero proprio bello, sono molto felice di far parte di questo gruppo essendo io un po’ “fuori quota” diciamo. È anche uno stimolo in più perché mi da addirittura un po’ di responsabilità, quando mi chiedono un consiglio, sono più che contenta di poterlo fare. Sono una di quelle atlete esperte ma viva le giovani! Spazio alle giovani, che se vengono su forti sono più che contenta”.
Non ci resta che dire: “In bocca al lupo alla Nazionale Italiana e ovviamente AUGURI A TUTTE LE MAMME!”