Di Roberto Zucca
La sua forza è quella di possedere dentro di sé una fenice, forte e sinuosa, che nei momenti migliori è in grado di risorgere dalle proprie ceneri e tornare a splendere, lì dove merita. Simone Anzani è un silenzio che ad un certo punto riesce a sovrastare con la voce della sua pallavolo molti luoghi e molti palazzetti a lui congeniali. La sua nuova vita si chiama Lube Civitanova, con la quale per ora è riuscito nell’intento di disputare un campionato da primo in classifica e da zero sconfitte in pianta stabile, andando anche ad ottenere un Mondiale per Club che per la società marchigiana vuol dire tanto:
“È stata un’emozione molto forte. Essere là, in Brasile, e sollevare il trofeo di campione del mondo insieme alla Lube è qualcosa che appaga tanto un cuore sempre molto spinto verso questo sport”.
Siete entrati in campo con il chiaro obiettivo di vincere quel trofeo.
“Lo volevamo, ognuno di noi con tutto se stesso. Ed è arrivato. Abbiamo fatto delle partite decise, concentrati fino alla fine e desiderosi di combattere punto a punto. È la testa oltre al cuore ad averci guidato in quei momenti. Col Sada siamo entrati in campo convinti di potercela giocare. Così è stato”.
Che anno si chiude per lei, Anzani?
“Un anno intenso, intensissimo. Pieno di qualsiasi tonalità e colore delle emozioni. Un anno in cui c’è stata la pallavolo in ogni sfaccettatura. Da Modena, in cui ho giocato un’annata divisa in due parti, alla nazionale in cui ho cercato di respirare e riemergere dopo la stagione conclusa senza scudetto, fino a Civitanova dove sono arrivato con molte consapevolezze”.
Quali?
“La consapevolezza di poter fare il mio. E di potermi giocare le mie carte per fare bene in questo club. Ho iniziato la stagione dopo l’Europeo in maniera molto determinata. I risultati sono arrivati subito, e questo mio essere galvanizzato ad ogni incontro è anche frutto del fatto di essere come una macchina accesa da molti mesi. Corro, faccio il mio e non mi fermo mai. Con la pressione e il ritmo addosso performo meglio”.
Il suo gioco con Bruno è il più bello di sempre. Non trova?
“È bello perché è un atleta in grado di trasmettere una carica emozionale incredibile a tutti i compagni in campo. È un leader, dentro e fuori dal campo. Mi ha molto impressionato all’inizio la sua voglia di fare e il suo desiderio di essere sempre il più forte. Sono doti che ho incontrato poche volte nella mia carriera”.
Quanto le manca per diventare un leader come Bruno in squadra?
“Siamo elementi diversi. Accomunati da una passione incredibile per la pallavolo. Io non ho il suo talento, ho sempre cercato di essere come un’ape operaia che lavora per costruire le proprie certezze. Faccio sentire la mia voce e la mia presenza e supporto la squadra. Per ora mi vedo così”.
Un campionato senza sbavature. Se lo aspettava?
“No. Anche perché il livello è davvero altissimo. Abbiamo giocato con la consapevolezza del nostro organico. È una squadra piena di ottimi elementi, dal primo all’ultimo, che quando chiamati a dare il proprio contributo danno sempre il massimo. Lo abbiamo dimostrato anche contro Trento che ci ha permesso di stabilire un bel primato, quello dell’andata da imbattuti”.
Sembra un collettivo molto unito. Anche questo merito di Bruno?
“Merito di tutti. Ci vediamo spesso fuori dalla palestra e ci troviamo molto bene. Abbiamo legato tra di noi nelle diversità di provenienze e culture e ci contaminiamo a vicenda”.
La famiglia Anzani, sempre presentissima, la sta seguendo?
“Come sempre presentissima. Adesso passeremo la vigilia tutti assieme a Civitanova e poi noi partiremo a Piacenza per giocare a Santo Stefano. Non riusciremo a passare il Natale tutti qui, ma ci sarà tempo per recuperare”.