Di Paolo Annoni
“Father and Son“, cantava nel 1970 Cat Stevens in un brano diventato immortale. E spesso e volentieri lo sport è una questione che passa di padre in figlio. Lo abbiamo visto domenica scorsa alle Finali Nazionali Under 17 maschili, con un Carpita in campo nei Diavoli ad esempio, o ancora di più nei Play Off Promozione per la Superlega, con Held e Cominetti a formare una diagonale da sogno a Reggio Emilia. Peccato che la favola reggiana in Superlega rischi di non diventare realtà.
In queste righe iniziamo con un passo indietro. Ottobre 1994, Zaytsev ha da poco concluso la sua ultima stagione da palleggiatore e allenatore a Lugano, in Svizzera. Zaytsev padre, naturalmente: Vyacheslav, e non Ivan, che nell’ottobre 1994 aveva da pochi giorni compiuto i sei anni. Ivan sarà poi palleggiatore pure lui come il papà e campione d’Italia di Beach Volley con Giorgio Domenghini (nipote, non figlio di quel Domenghini del calcio), ben prima di diventare uno dei più forti schiacciatori laterali e opposti del mondo, oltre che uomo mercato anche di questi giorni.
In quel periodo di 18 anni fa la pallavolo sta vivendo una delle sue rivoluzioni. Dal torneo 1994-95 si può infatti colpire la palla anche al di sotto delle ginocchia. Nello stesso campionato viene consentito anche di battere da qualsiasi punto della linea di fondo. Il russo Fomin, grande battitore in salto, sfrutta subito la possibilità in uno Schio-Ravenna vinto dall’Edilcuoghi 0-3 sulla Wuber. Ottiene 5 ace. Non è chiaro invece di chi sia il primo colpo di piedi della storia della pallavolo italiana. Di certo tutti ricordiamo il tacco di Savani nel 2010 o lo scorpione di Botto l’anno successivo, che vi mostriamo anche in video.
Cade insomma l’ultimo tabù, ovvero che nella pallavolo non si possa lavorare con i piedi. Avendo conosciuto diversi allenatori, giocatori e dirigenti, anche di alto livello, diciamo che il dubbio che nel volley qualcuno lavorasse da tempo con i piedi, mi era venuto in precedenza… ma nel senso di operare senza la necessaria cura, non proprio con le estremità delle gambe.
Con la rivoluzione si scatenano subito i soloni del volley. “Da oggi in poi alleneremo anche la difesa e altri colpi di piedi. Gli ex calciatori saranno favoriti” si sente dire. In realtà, come detto, gli episodi in ogni singolo incontro sono rarissimi. La pallavolo resta in sostanza un “gioco di mano” che non significa “gioco di villano”, mi raccomando. Con tutto il rispetto per le persone che vivono in campagna.
L’aver osato toccare in qualche modo l’arte pedatoria, il mondo del calcio, come mai nessuno aveva fatto – nel basket il fallo di piede è rimasto, ad esempio – scatena la reazione silenziosa del potentissimo mondo del pallone. La bomba della concorrenza tra le discipline esplode letteralmente sulle spiagge. Perché da sempre non c’è sport più facile da praticare al mare della pallavolo. In acqua e sulla spiaggia. Una palla, tutti in cerchio e si fa subito gruppo: bambini, ragazzi e ragazze, uomini e donne. Altro che organizzare una sfida a rigori sulla battigia. I bagnini lasciano giocare sempre solo a pallavolo. Tollerano i racchettoni. Qualcuno ricorderà come nell’agosto del 2002 pure a Roby Baggio in spiaggia a Lerici venne sequestrato il pallone per dei palleggi con i piedi. Perché le regole sono regole. Il calcio no, il volley sì.
Anche l’invenzione del Beach Volley, importato dalla California nella versione 2×2, dai Bagni Fantini in giù e in su per lo Stivale, è stato un duro colpo per i calciatori. Spazi dedicati alla pallavolo da spiaggia in ogni bagno. Uno sport che diventa in un amen disciplina olimpica. È vero, diversi campi vengono convertiti a una doppia vocazione: Beach Volley e Beach Tennis, i racchettoni insomma, soprattutto in Romagna e in Maremma. E il Beach Soccer? Si, si gioca, ma è più simile al calcetto. Fino a quando i brasiliani si inventano il Footvolley a Copacabana. Le regole sono quelle del Beach, ma non si possono usare le mani. Una sorta di calcio tennis disputato due contro due, ma pure tre contro tre, o quattro contro quattro.
Bobone Vieri, pure lui figlio d’arte (il padre Roberto detto Bob ha giocato a lungo in serie A), diventa subito testimonial di questa disciplina, che raggiunge diverse spiagge di tutta Italia. In Brasile ci hanno pensato Ronaldo il Fenomeno e Ronaldinho a sdoganare questo sport. La rete è alta 2 metri e 20, il campo è quello da beach “prima maniera”, ovvero 18×9 metri (ora è 16×8).
La pallavolo fatta con i piedi ha presentato la sua prossima stagione al Foro Italico l’altro giorno con dei testimonial d’eccellenza, come il grande ex difensore brasiliano Aldair e Max Tonetto.
“Stiamo cercando – ha detto Tonetto (papà di Mattia, difensore in serie C), ex calciatore di Roma, Milan e Sampdoria – di portare i più grandi giocatori al Mondo qui a Roma e avremo l’opportunità di organizzare anche la fase finale dell’Europeo (in programma tra il 9 e l’11 settembre ad Ostia, ndr)”.
“L’obiettivo è di arrivare al riconoscimento da parte del Coni, affinché si possa costituire una vera e propria Federazione di FootVolley” ha detto il presidente di Asi, Claudio Barbaro. Nelle previsioni l’estate del 2022 potrebbe essere la stagione della consacrazione per il FootVolley italiano. Pallavolisti e beachers, quindi, attenzione: prenotate subito i campi delle vostre vacanze, perché potrebbero essere preda dei giocatori di FootVolley.
L’articolo si potrebbe chiudere anche così, se nelle ultime ore non fosse scomparso un grandissimo collega. Forse il massimo cantore di un altro sport che si gioca con la rete in mezzo al campo. Probabilmente la disciplina più nobile al mondo, il tennis. Se ne è andato Gianni Clerici, giornalista e scrittore, aveva 91 anni. Da purista dei “gesti bianchi” non penso che Clerici abbia mai apprezzato il beach tennis. Per lui la terra era solo quella rossa, di Villa Olmo, del Foro Italico o del Roland Garros, visto che prima di raccontarlo sui giornali (Il Giorno, Gazzetta e Repubblica), nei libri e in tv il tennis lo praticò ad altissimo livello. Eppure credo che con Rino Tommasi sarebbe riuscito a commentare e a fare appassionare i telespettatori a qualsiasi sport, compreso probabilmente il footvolley.
Con Gianni Clerici, oltre a due interviste, ho avuto il piacere e l’onore di condividere il lago di residenza, quello di Como. Con il figlio Luigino, che ha la mia età, abbiamo condiviso tanti intervalli alle elementari di via Brambilla, a Como. Io, lui e Andrea, amico vero, Andrea è stato il miglior tennista dei tre, nonostante in Luigino scorresse il sangue di un tale padre, ma questa è un’altra storia.
Tra i ricordi del papà di Luigino, indiscusso maestro della scrittura, anche un simpatico aneddoto. Correva l’anno 2010 o 2011, lo invitai a presentare il suo ultimo libro in una serata alla Canottieri Lario. Con garbo declinò l’invito. Mi spiegò che una maga gli aveva rivelato che lui sarebbe morto durante la presentazione di un libro alla Canottieri. Non mi è capitato mai più di sentire una scusa così geniale per schivare una serata evidentemente poco gradita. Per la cronaca, Gianni Clerici ha chiuso gli occhi oltre dieci anni più tardi, lontano dalla zona stadio di Como dove sorge appunto l’edificio della Canottieri e non stava presentando un libro. Un abbraccio a Luigino e a tutti i Father and Son che hanno letto fino all’ultima riga di questo lungo articolo.