Una tesi per Franco Favretto. La storia di Francesca Ballini, la pallavolo e i giovani

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Di Redazione

Franco Favretto ci ha lasciato il 19 dicembre del 2009, proprio mentre si stava recando in ufficio, in quel Comitato che presiedeva con grande passione e che è stato, e sarà sempre, la sua seconda casa.

“La pallavolo romana è una famiglia per me”. Amava descrivere così quel movimento che da allora lo ha ricordato con grande affetto sia grazie alla titolazione di un Memorial – la straordinaria festa di Minivolley dei Fori Imperiali – sia con la nascita di un’Associazione che ne porta il nome.

La vita di Franco è stata anche la storia delle persone che lo hanno conosciuto, che gli hanno voluto bene e che lo hanno stimato. Una di queste è un’allenatrice che ha lo ha apprezzato dal punto vista umano e professionale, tanto da dedicargli una copia della sua tesi.

Trentasette anni, laureata in scienze dell’educazione e in scienze della formazione primaria con abilitazione all’insegnamento, Francesca Ballini ha portato a termine il suo percorso accademico nel 2005 con una tesi dal titolo “Le motivazioni alla scelta e all’abbandono dello sport nell’atleta adolescente”.

Ora Francesca è allenatrice di pallavolo di 2° grado – terzo livello giovanile, lavora con le ragazze della Volley Team Monterotondo e a scuola come insegnante di sostegno per i ragazzi diversamente abili. Qual era il suo rapporto con Franco e per quale motivo ha scelto di dedicare a lui la sua tesi? “L’ho conosciuto agli inizi degli anni Duemila quando ero selezionatrice del CQP di Roma – ci racconta –. Nella tesi emergeva come alla figura dell’allenatore venisse affidato un ruolo non solo tecnico, ma anche educativo. Questa era una riflessione che Franco ci proponeva spesso. Anche nei contesti più competitivi, occorreva saper riportare la pallavolo al suo essere un gioco, e insegnare ai ragazzi la condivisione degli obiettivi, il lavoro di gruppo, la costanza nell’impegno, anche nel rispetto dei propri compagni“.

Oggi Francesca cerca di trasmettere quei valori sia nel ruolo di insegnante che in quello di allenatrice, ispirandosi all’impegno di Franco Favretto in favore delle società, del territorio e dei giovani: “Per lui era fondamentale non dimenticare l’aspetto ludico nel nostro sport perché è quello che permette il giusto approccio con i giovani e garantisce la trasmissione dei valori più importanti“.

La motivazione, nello sport, assume così un ruolo fondamentale. Si tratta di “una molla interiore che spinge le persone ad affrontare fatiche, rischi, situazioni conflittuali, ansie, traendone allo stesso tempo divertimento, soddisfazione e appagamento”. In poche parole è la domanda che ogni pallavolista si fa (ma anche uno sportivo in genere), dopo le fatiche di un allenamento o di una partita e dopo le delusioni più cocenti: ma chi me lo fa fare? La tesi analizza questa motivazione e, attraverso gli studi della psicologia dello sport, offre una soluzione. Approfondisce, inoltre, il motivo per cui tanti giovani abbandonano lo sport. Per difficoltà di rapporto con l’allenatore, per un ruolo non corretto della società e dei dirigenti, per l’esigenza di nuovi stimoli o per la nascita di altri interessi, oppure perché diventa impossibile conciliare lo sport con le altre passioni.

Da tutto questo emerge, con forza, la dimensione dei rapporti umani. Franco Favretto ci ha insegnato a coltivarli, ad alimentarli con il sorriso, senza mai rinunciare a dure battaglie in favore di chi è più debole o viene escluso. “È necessario costruire una società a misura di bambino” amava spesso ripetere.Per costruirla – aggiungerebbe Francesca – dobbiamo partire dalla condivisione, dal gruppo, dalle esperienze sia positive che negative. “La pallavolo crea amicizia e fa entrare i giovani in un contesto di relazioni in cui possono sperimentarsi e crescere. L’ho imparato da Franco e non potrò dimenticarlo mai” conclude Francesca.

(Fonte: comunicato stampa)

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