Di Roberto Zucca
D’estate, più che con un pallone in mano, lo abbiamo visto impegnato tra giri in canoa e natura incontaminata. Ma in autunno, smessi i panni del travel blogger, Thomas Beretta ritornerà ad essere il capitano di quella Vero Volley Monza che quest’anno ha incantato molti addetti ai lavori con il suo gioco di squadra, e del quale il centrale risulta essere un perno fondamentale su cui ruotare il nuovo assetto:
“Trascorrere quasi due mesi in giro per l’Europa è stato splendido. Io e Sara (Loda, n.d.r.) siamo partiti dall’Italia e abbiamo fatto tappa in Francia, Spagna e Portogallo. Ho acquistato il nostro van, che abbiamo chiamato Francis Mandorla, dopo una miriade di ricerche su Internet, e nel corso dell’inverno sono riuscito a personalizzarlo e a costruirci sopra tutto ciò che era necessario per compiere un viaggio piuttosto lungo. Devo ringraziare il mio meccanico di fiducia che mi ha dato il permesso di usare i suoi attrezzi per lavorarci su perché non è stato affatto semplice. Ma il risultato è sotto gli occhi di tutti“.
L’abbiamo conosciuta viaggiatore. Attraverso i social si è dato al diario di viaggio.
“Sono cresciuto con due genitori che amavano viaggiare in mezzo alla natura. Per me il campeggio è sempre stata la vacanza per eccellenza e sin da piccolo sono stato abituato a privarmi di apparenti comodità per vivere in modo più selvaggio. L’idea della pagina Instagram è nata dal fatto che molti amici ci chiedevano curiosità e foto dei viaggi fatti a bordo del Francis Mandorla e così abbiamo condiviso per tutti le immagini attraverso la pagina“.
È appena tornato da un lungo viaggio. Però avrà già in mente il prossimo.
“Mi piacerebbe fare il Sudamerica. Il Perù, la Bolivia e la Patagonia. Certo è che una volta fatto un viaggio così, viene voglia di partire sempre col van perché è un’esperienza incredibile. Vedere il mondo in maniera così avventurosa ti regala una prospettiva completamente diverso di ogni luogo“.
Non è facile viaggiare per due mesi in un van. Spezzerei una lancia a favore di Sara.
“All’inizio non ero sicuro si potesse resistere per settimane senza tutte le comodità e vivendo così in mezzo alla natura. Lei è stata incredibile, vivere in un van e avere a disposizione, ad esempio, una specie di toilette portatile per due mesi non è una cosa semplice. In questo mi ha molto stupito piacevolmente“.
Avrà pensato che è la donna giusta per trascorrere una vita alla Beretta?
“Sto molto bene con lei. La nostra storia è nata senza tanti ricami all’inizio e l’abbiamo vissuta giorno per giorno senza fare dei castelli in aria o chissà quali progetti. E forse viverla così all’inizio ha fatto sì che tutto venisse vissuto molto meglio da parte di entrambi“.
Beretta negli anni ha subito una trasformazione. Quest’anno in campo ha dato impressione di essere più consapevole.
“Sicuramente ho fatto il mio percorso, sono cresciuto, e anche io mi ritrovo in campo e fuori a vivere la vita con più consapevolezza di me e della strada fatta finora. L’avere la responsabilità di essere capitano di una squadra mi ha dato qualcosa in più su cui lavorare e migliorarmi. Su tante cose, però, resto ancora il Thomas di una volta“.
Dicono che sia molto saggio.
“Sono uno che sicuramente pensa e riflette anche solo per scrivere o mettere giù un pensiero. Mi è capitato di rimuginare su alcune cose, ma è servito. Ad esempio prima soffrivo molto di più il passare un’estate senza pallavolo, anche perché per molti anni era una stagione per me legata all’azzurro“.
Cosa ha pensato leggendo o guardando la nazionale a Tokyo?
“Che volevo essere lì. Io penso sempre alla nazionale, per me è un’occasione persa non esserci. Non le dirò mai che sono totalmente in pace perché mi godo due mesi di vacanza, perché non sarei me stesso. Le convocazioni le guardo sempre. Nella telefonata ci spero ogni anno“.
Cambia la gestione. Per la cavalcata verso Parigi 2024 continuerà a guardare le convocazioni?
“Sempre (ride, n.d.r.)!“.
Porterebbe il suo spirito di squadra? Molti affermano che sia il segreto di Monza.
“Sicuramente è un aspetto su cui una squadra deve sempre lavorare. Siamo quello che siamo anche perché l’aria che si respira a Monza è molto buona. Tra di noi c’è supporto, nel tempo si crea affetto, e non è un caso che tanti di noi sono al Vero Volley da così tante stagioni. Col tempo la fiducia che si crea attorno a un atleta ti coinvolge sempre più nel progetto. Questo ad un atleta fa sempre piacere e soprattutto lo vincola nelle scelte“.
Nella sua carriera c’è stato anche dell’altro. Pensa mai al suo percorso e, se sì, ne è soddisfatto?
“Ci penso, certo, e penso anche che ho ancora tanto da ottenere e soprattutto tanta voglia di vincere“.
Scelga una vittoria.
“Le Olimpiadi“.
Avrei detto lo scudetto a Monza…
“Anche quello. Sarebbe bellissimo come coronamento di un ciclo che mi vede in questa squadra da tanti anni“.