Tifanny e la Nazionale negata: “Serve un mondo meno ottuso….”

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Di Redazione

Tifanny torna a parlare. E lo fa per la prima volta dopo la conferma della sua esclusione dalla Nazionale brasiliana, decisa dalla Confederaçao Brasileira do Volei e motivata dalla scelta dell’FIVB di attendere riscontri medici e perizie circa il coinvolgimento dei transgender nelle partite ufficiali internazionali.

Il caso di Tifanny non è isolato: i transgender che attendono di essere riconosciuti e accolti nel loro nuovo genere sono almeno una trentina, cinque di loro puntano a un ruolo nella Nazionale del loro paese proprio come Tifanny Abreu che ha concluso la sua prima stagione da professionista in Brasile con il record di punti marcati. Prestazioni che hanno suscitato da una parte l’ammirazione ma dall’altra anche l’ira e l’invidia di molte giocatrici. Tifanny può giocare in Brasile ma non può essere convocata in Nazionale: secondo le norme della FIVB nessun transgender può. Lei vorrebbe che si parlasse solo di pallavolo: “Forse questa seconda stagione sarà più tranquilla e si parlerà meno della mia vicenda personale” ha dichiarato Tifanny a O Globo.

“Noi donne trans siamo donne come chiunque altra, non siamo più forti, alcune sono dimagrite, altre sono magari alte ma non abbastanza forti – dice ancora Tifanny – quello che ci interessa è continuare a giocare una bella pallavolo, crescere, raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. La Nazionale per me resta l’obiettivo primario: sono contenta che la nostra squadra stia andando così bene alla Volleyball Nations League, sono davvero orgogliosa di loro. Ma posso garantire che se fossi chiamata farei in modo di rendere tutto il Brasile orgoglioso di me. Ora devo solo dimostrare di essere una donna brasiliana come tante altre: spero prima o poi di poter coronare il mio sogno di vestire il verdeoro. Non sempre chi crea la legge è in grado di caprine appieno la sua potenzialità. Serve un mondo meno diviso, sicuramente meno ottuso”.

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