Di Redazione
17 aprile 2001: l’Asystel Milano si impone per 3-2 sulla Noicom Alpitour Cuneo in Gara 5 delle semifinali play off e si qualifica alla finale scudetto. Un risultato storico per la squadra milanese, che da neopromossa in Serie A1 va a giocarsi il traguardo più ambito, sovvertendo il pronostico contro una Cuneo che aveva chiuso al primo posto la stagione regolare. Quella finale, persa contro la Sisley Treviso, resterà il punto più alto raggiunto dai meneghini nella loro seconda avventura nel volley di vertice.
L’Asystel che sbarca improvvisamente sulla scena nazionale nel 1999, infatti, non ha più nulla a che fare con la Mediolanum di Silvio Berlusconi, che negli anni Novanta aveva sfiorato per due volte il titolo nazionale. Dietro questo progetto c’è Antonio Caserta, imprenditore del settore informatico con il sogno dello sport di alto livello. Con lui il Volley Milano, che acquisisce i diritti dal glorioso Gonzaga, inizia la sua avventura dalla Serie A2 e conquista al primo tentativo la promozione nella massima serie.
Nella scommessa crede subito Gian Paolo Montali, che all’indomani dello scudetto vinto a Roma – ennesima impresa della sua giovane carriera – assume la guida della squadra milanese. Anche perché la società gli costruisce un team di tutto rispetto: da Treviso arrivano il geniale palleggiatore Nikola Grbic e il gigantesco bomber argentino Marcos Milinkovic, da Palermo il centrale olandese Jan Held e lo schiacciatore azzurro Hristo Zlatanov, cresciuto proprio nel Gonzaga. Ma ci sono anche diversi reduci dalla A2, come Vergnaghi, Bonati, Tedeschi e un giovane centrale di belle speranze, Paolo Cozzi.
L’Asystel fa subito vedere di che pasta è fatta, con un clamoroso successo al tie break sul campo di Treviso alla seconda giornata, e dopo un buon girone d’andata migliora ancora il suo rendimento al ritorno: 10 vittorie su 13 partite, tra cui il bis contro la Sisley (3-0 al Palalido) e il prestigioso 3-2 alla capolista Cuneo. Grazie a tre affermazioni consecutive nelle ultime giornate, Milano chiude alla pari con la Lube e conquista un ottimo quarto posto in virtù del maggior numero di vittorie. Zlatanov e Milinkovic sono nella top ten dei migliori realizzatori del campionato.
Nei quarti di finale, quindi, l’Asystel incontra ancora i marchigiani, ma con il vantaggio del fattore campo: il trionfo in Gara 1 a Macerata (0-3 con 17 punti di Zlatanov) viene sfruttato con due successi interni consecutivi, entrambi per 3-2. L’unica nota negativa è il grave infortunio a Bonati, fuori fino a fine stagione. Si va in semifinale contro la Cuneo di Sartoretti, Cardona, Kantor e Mastrangelo e dell’allenatore-giocatore De Giorgi. L’inizio è da incorniciare: 3-1 in casa, 3-2 per i milanesi in Piemonte al termine di una spettacolare battaglia. Ma l’Alpitour non ci sta e si rimette in carreggiata vincendo per 3-1 la sfida di Gara 3.
Si arriva così alla decisiva Gara 4 in un Palalido traboccante: 4550 spettatori. L’Asystel però va incontro a una falsa partenza, subendo il servizio e il muro piemontese nel primo set (8-11, 13-16, 19-22). Nel secondo succede di tutto: Cuneo è sempre avanti fino al 21-23, ma un cartellino giallo a Torre scatena la bolgia e, dopo 5 minuti di interruzione, Zlatanov firma il pareggio. Si va ai vantaggi e dopo una serie di brividi la spunta Milano (30-28). Sulle ali dell’entusiasmo l’Asystel, trascinata da Cozzi, parte alla grande nel terzo set (11-6), ma si fa raggiungere nel finale e rischia ancora ai vantaggi (26-27) prima di chiudere a muro con Grbic.
Non è finita: in un quarto set equilibratissimo (13-13, 20-20) De Giorgi pesca le carte giuste dalla panchina, inserendo… se stesso e il finlandese Sammelvuo, che trascina l’incontro al tie break. Il set decisivo si gioca ancora sul filo del rasoio, in perfetta parità fino al 13-13. Poi proprio Sammelvuo manda out e concede al match point a Milano: l’attacco vincente di Milinkovic chiude sul 3-2 (22-25, 30-28, 31-29, 22-25, 15-13). 25 i punti dell’argentino, 19 quelli di Zlatanov (straordinario anche in ricezione, come Vergnaghi), 11 per Held che piazza un fantascientifico 7 su 7 in attacco, 5 muri a testa per Cozzi e Grbic.
“Dovevamo lottare per la salvezza, invece eccoci qua. Chiunque voglia essere meglio di noi deve dimostrarlo sul campo” dice con orgoglio Nikola Grbic. E Montali chiosa: “Questa è la nostra bellissima favola, cerchiamo di godercela per un po’“. L’entusiasmo in città è enorme, come sintetizza Andrea Anzani su La Prealpina: “Milano è tornata grande, non con la forza dei soldi, come in passato, ma con quella del lavoro, della fiducia e del sorriso: e così è ancora più bello“.
Il sogno non andrà oltre la finale: l’incredibile rimonta dal 2-0 subita in casa in Gara 1 taglia le gambe alla banda di Montali e concede il doppio vantaggio del campo a una Sisley implacabile, con giganti come Bernardi e Fomin a fare la differenza. L’Asystel arriva alla final four di Coppa CEV l’anno successivo, disputa un’altra stagione di buon livello e poi sparisce, mentre Caserta si lancia nella nuova avventura al femminile di Novara. Per rivedere Milano ad alti livelli, dopo quella stagione da favola, bisognerà aspettare ancora diversi anni.