Di Roberto Zucca
Oops…Perugia did it again! Due vittorie in due anni, ottenute contro Civitanova, che perde la settima finale e l’ennesimo trofeo, nonostante abbia giocato una gara a metà dominandola. Poi l’oscurità e la squadra di Sirci che per il secondo anno consecutivo prende il sopravvento trascinata da un Leon sopra le righe e da una tifoseria che anche nei momenti più dark dell’incontro ha creduto in questa vittoria. Sarà difficile poter scalzare una squadra come quella vista stasera dagli altri podi esistenti (leggi Champions e scudetto), perché forte in ogni reparto e solida in ogni turbamento.
Il top: Leon. L’uomo della differenza. Della qualità. Della provvidenza. Un giocatore magnifico che stasera ha buttato giù 26 palloni da manuale, giocando una pallavolo unica, a tratti inimitabile. Pipe da cinque, servizi invisibili, attacchi sopra il muro avversario. Tutto il suo repertorio in
un’unica finale. Il cubano, forse il migliore giocatore degli ultimi 20 anni, o quantomeno il più grande talento, si distingue per un repertorio unico e assemblabile nel suo genere, orchestrato da un Luciano De Cecco che ne esalta ogni potenza. Il 10 della Coppa è suo, da dividere però con una speranza, che si chiama Fabio Ricci e che questa sera ha dimostrato che la nostra nazionale dovrebbe ripartire proprio dalle sue sicurezze e da quelle di chi ha il coraggio di osare e di distinguersi. Fabio si dimostra capace di molto, e di vincere il duello con Podrascanin, compagno e centrale da cui si capisce, sta imparando gran parte delle sue migliorie. Un plauso anche per Pippo Lanza. Ha combattuto i suoi demoni, un presidente sopra le righe e stasera ha dimostrato di esserci e di essere capace di non bucare gli appuntamenti importanti. Ha ruggito, ha urlato, ha sbraitato più di tutti. Per lui questa finale ha un significato particolare. Lanza c’è. E può essere un punto fermo, di Perugia come di qualsiasi compagine.
Il flop: la finale buttata al vento di Civitanova. Il problema non penso risieda nel fatto che non sappia vincere, ma dal fatto che fa fatica a concludere. Sopra di due set, si lascia soggiogare e sconfiggere nel quinto set, quando la forza di un organico che può competere con l’avversaria in
ogni reparto si sfalda, si perde. Ci voleva una gara perfetta contro questa Perugia e Civitanova l’ha giocata ma a tratti. Manca la continuità di tutti. Ma è impossibile non parlare bene di ogni singolo elemento. La chiave per ripartire è forse più che in Bruno, che si dimostra una voce importante ma
non così forte da essere il condottiero, ma da un tecnico come De Giorgi che sta piano piano lavorando su una squadra che ogni tanto non è capace di specchiarsi al meglio. Leal manca di continuità e sicurezza ma la sta acquisendo. Kovar è in dirittura d’arrivo in quanto a stabilità. Juantorena c’è ma la certezza è Sokolov. Bisogna puntare sul cavallo di razza se questo
campionato si vuole ottenerlo al fotofinish. Ci riuscirà questa Lube? Per ora è un mistero.