Di Roberto Zucca
Due sconfitte. Con il cammino verso le Final Six di Chicago che si fa più serio e macchinoso. L’Italia di Blengini non disputa le partite del weekend che ci si aspettava per poter proseguire la corsa e rimedia due ko e una sola vittoria ottenuta contro la Serbia, messa sotto con grande spirito di squadra ed entusiasmo. Le sconfitte, la più pesante delle quali è arrivata ad opera dell’Argentina, mentre la seconda dalla Polonia dopo un tie break giocato non ai livelli del sestetto azzurro, rappresentano un punto di svolta per la classifica. La Polonia infatti raggiunge l’Italia come numero di vittorie ed ora nella trasferta sudamericana il cammino si fa decisamente più complesso. Soprattutto se si pensa che davanti ai ragazzi di Blengini si paleseranno nell’ordine il Canada, la Francia e infine il temuto Brasile.
Il top: La concentrazione aumentata. Il livello cresce e, nonostante anche contro avversari come la Serbia si avverta perennemente la sensazione di un’Italia in periodo di prova, al cospetto della Polonia ci vogliono tre ore e un tie break infinito per far accomodare gli spettatori fuori dal palazzetto. L’esperienza manca proprio nell’ultimo parziale quando, come conferma Giannelli, certe leggerezze a livello mondiale si pagano e a caro prezzo. Stupisce il gioco di Pinali, che si dimostra impavido sotto molti aspetti e conclude una gara con molti punti all’attivo e altrettante belle giocate. Impressionante come Giannelli viaggi in ogni partita su cifre da schiacciatore piuttosto che da palleggiatore, e questo sarà un grosso pregio da portarsi avanti nelle occasioni che conteranno. La fiducia cresce e il gruppo si amalgama sempre di più, malgrado i cambi. C’è molta voglia da parte di tutti di dimostrare qualcosa.
Il flop: Il mancato senso di appartenenza. Volti che cambiano, squadre diverse. Siamo un po’ spaesati di fronte a questa precarietà della squadra, e forse nel complesso è proprio la partita contro l’Argentina che svela questo retroscena. Non solo De Cecco e company giocano meglio, ma si ha la sensazione che non ci siano punti di riferimento oltre Giannelli, perché manca l’esperienza di momenti come quello vissuto il giorno precedente. E così a molti, che non giocano titolari nelle proprie compagini, è richiesto uno sforzo sovrumano per adattarsi alla situazione. La ricezione gioca spesso brutti scherzi, e l’attacco sembra poco efficace di fronte a certi muri. Ma, nel complesso, i segnali arrivano. Ora la vera sfida sarà il prossimo appuntamento, in cui saranno ancora meno i punti di riferimento convocati da coach Blengini.