Galeotto fu l’accento. Di cose strane se ne sono viste tante sui campi di pallavolo nazionali, ma quello che è accaduto a Renée Campi, centrale dell’Idras Torbole Casaglia di Serie B2 femminile, è davvero ai limiti dell’incredibile. Lo scorso sabato 16 dicembre, al palazzetto di Castenedolo (Brescia), la giocatrice classe 1999 non è potuta scendere in campo contro lo Studio55 Ata Trento perché le direttrici di gara (Silvia Pivetta e Ludovica Tajariol) hanno rilevato che il nome visualizzato a referto, cioè quello con cui l’atleta è tesserata alla Fipav, non coincideva con quello indicato sul documento d’identità. La differenza? Un accento, appunto: “Renée” per la Federazione, “Renee” per lo Stato italiano.
Una storia che definire kafkiana è un eufemismo. Anche perché, come sottolinea il presidente della società bresciana Nicola Fregoni, in passato nessuno si era mai accorto del presunto equivoco: “Questa sarebbe stata la decima partita che giocava con noi e nelle precedenti 9 gli arbitri non hanno eccepito nulla. Per le stagioni passate non posso parlare, perché la giocatrice è arrivata a Torbole quest’anno in prestito, ma la carta d’identità è stata emessa da 3 anni..“.
Le proteste e le telefonate all’Ufficio Tesseramento della Fipav, almeno sul momento, non sono servite: Campi è stata costretta a restare in tribuna. “Gli arbitri erano dispiaciuti e consapevoli che si sarebbero attirati parecchie critiche, ma hanno detto di non poter fare altrimenti” spiega il dirigente. Al danno si è poi aggiunta la beffa perché l’Idras, in vantaggio di due set, non è riuscita a capitalizzare il vantaggio ed è uscita sconfitta per 2-3 dalla gara: “Abbiamo presentato ricorso – spiega Fregoni – poi magari se ce la fanno rigiocare perderemo in tre set, ma tra un punto e zero cambia poco. È una questione di correttezza“.
Il controllo dei documenti dei giocatori avviene regolarmente prima di ogni partita, per evitare censurabili episodi di sostituzione di persona o tentativi di aggirare il regolamento, che in effetti si sono verificati in passato. Nel caso specifico, però, la presenza o meno del segno grafico non sembra avere rilevanza, anche perché il codice fiscale dell’atleta rimane immutato: “Nel nostro ricorso abbiamo evidenziato che, come da dizionario, l’accento indica soltanto il cambio di tono delle sillabe” puntualizza il dirigente di Torbole.
Per fortuna, a quanto sembra, all’indomani del “fattaccio” la discrepanza sembra essere stata sanata senza ulteriori pastoie burocratiche: in sostanza l’accento è stato eliminato anche dal database federale e dalla prossima giornata Campi dovrebbe poter tornare regolarmente in campo. Fregoni ci ride su, ma “resta la sensazione di essere stati un po’ presi in giro” per un pasticcio che, francamente, si sarebbe potuto evitare. E per fortuna nessuno si è preso la briga di controllare se l’accento dovesse essere acuto o grave…
(Si ringrazia Baloo Volley per la segnalazione)