Di A.G.
Una squadra di pallavolo è un’armoniosa orchestra. Sei persone che devono muoversi all’unisono, con i tempi giusti, sapendo cosa farà il compagno, immaginando dove sarà il pallone tra un attimo. O perlomeno, nelle squadre normali funziona così. Poi ci sono quelle di Katarzyna Skorupa. In cui tutto passa tra le sue mani, e in cui tutte le giocatrici si muovono agli ordini delle sue invenzioni, delle sue magie e delle sue pennellate.
Stiamo parlando di una fuoriclasse che ha saputo, silenziosamente, salire sull’Olimpo delle migliori palleggiatrici al mondo, e collezionare successi ovunque è andata. Una campionessa amata a prescindere dalle maglie che ha indossato. E, in Italia, è già questa un’impresa.
Ma il grande pregio della regista polacca è quello di rendere magici anche i movimenti più banali. Ecco, Kasia è una di quelle giocatrici che al pallone non solo danno del tu. È una di quelle giocatrici che al pallone vogliono proprio un bene dell’anima, a giudicare da come lo trattano. Ogni tocco una carezza. E il pallone, come se riconoscesse quel tocco speciale, risponde sempre agli ordini della sua padrona. Una capacità che nasce dalle mani, ma che allo stesso tempo ha bisogno della testa: Skorupa è la dimostrazione che, per arrivare ai massimi livelli, servono per forza entrambi.
Kasia, la conosciamo molto bene per le magie che ci fa vedere in campo, ma non tutti sanno come ha iniziato a giocare a pallavolo. Ce lo racconta?
“I miei genitori giocavano a pallavolo e trascorrevano tutto il giorno in palestra. Quindi, per me e la mia gemella è stato naturale iniziare a praticare questo sport, così come scegliere i nostri ruoli: fin da piccola, ho giocato da palleggiatrice come mio padre, mentre Małgorzata – che fino all’anno scorso ha giocato in Serie A in Polonia – centrale come mia madre”.
Cosa le piace di più del suo ruolo di regista?
“Il palleggiatore ha un compito difficile, perché deve risolvere le situazioni che si creano in partita mettendo le attaccanti nelle condizioni di fare punto. Quando riesco a imporre il mio gioco e tutto va per il verso giusto mi diverto davvero tanto”.
Chi sono le palleggiatrici del nostro campionato che secondo lei hanno maggiori prospettive?
“Orro, Malinov e Poulter sono alzatrici molto interessanti, che avranno la possibilità di crescere e salire di livello stagione dopo stagione. Credo che per il nostro ruolo l’esperienza faccia la differenza e permetta a qualsiasi palleggiatrice di migliorare il proprio gioco”.
Gioca in Italia da quasi 10 anni. Quali sono state le esperienze più importanti e più significative per lei?
“Ogni anno della mia carriera è stato in qualche modo speciale. Ho sempre sognato di giocare in questo paese e penso che la mia prima esperienza, ad Urbino, sia stata anche quella più significativa. Non era una squadra di primissima fascia, ma lì ho vissuto una stagione importante, che mi ha permesso di entrare nel mondo della pallavolo italiana”.
La nuova avventura a Monza. Come si trova in questa società e come mai l’ha scelta?
“Mi trovo davvero bene. Ovviamente è il mio primo anno e perciò devo ancora conoscere bene l’ambiente, ma la scelta di venire qui è stata la migliore che avrei potuto fare. La società vuole crescere e ha un progetto molto ambizioso: per me è sicuramente una grande occasione dopo l’infortunio che ha condizionato la scorsa stagione”.
Quali sono le sensazioni dopo questa prima parte di stagione?
“Il nostro inizio non è stato dei migliori, come si è visto dai nostri risultati, ma sapevamo che con il tempo avremmo potuto trovare il nostro ritmo e migliorare l’intesa di squadra. Ora arriviamo da una striscia positiva in cui abbiamo ottenuto punti importanti per la classifica: vincere aiuta sempre a creare la giusta mentalità”.
E quali sono i vostri obiettivi stagionali?
“Vincere tutto quello che si può in Italia e in Europa. Sappiamo che non sarà facile, ma ci proveremo e lo faremo con tutte le nostre forze”.
Come vede il suo futuro dopo la carriera da giocatrice?
“Non so ancora cosa farò. Ci sono persone che mi consigliano di fare l’allenatrice, ma non sono sicura che questa sia la mia strada. Per adesso gioco, ho ancora voglia e poi mi sento bene”.