Di Francesca Ferretti
Il nostro viaggio nel mondo delle pallavoliste-mamme, guidato da un’esperta come Francesca Ferretti, questa volta ci porta alla CDA Talmassons: la squadra scelta da Valentina Tirozzi per ritornare sul campo da gioco, ripartendo dalla Serie A2, dopo aver dato alla luce il piccolo Lorenzo. In questa chiacchierata, l’ex schiacciatrice azzurra ci racconta la sua esperienza, con un focus sui problemi lavorativi e contrattuali che riguardano le atlete in gravidanza.
Innanzitutto come state tu e il piccolino? Com’è la vita da mamma-atleta rispetto a prima?
“Lorenzo sta benone per fortuna! Cresce e fa progressi ogni giorno, ride tanto e mangia come un lupo! Anche io sto bene, tutto sommato. Da quando ho smesso di allattare (più o meno 20 giorni fa) mi sento anche un po’ più in forze! La vita è ovviamente completamente cambiata, e soprattutto sono cambiate le mie priorità. La pallavolo è ancora una parte importante della mia vita, ma è normale che appena uscita dalla palestra ogni briciolo della mia energia sia dedicato a Lorenzo e alle sue esigenze“.
Dopo la maternità sei rientrata e hai scelto Talmassons, squadra della quale sei anche capitana. Cosa ti ha convinta della loro chiamata ?
“Ho scelto Talmassons per vari motivi: uno è sicuramente la distanza ragionevole tra il paese e casa mia (un’oretta di strada), cosa che mi permette di rientrare a casa molto spesso con Lorenzo e non penalizzare il rapporto anche con il suo papà, che lavora e quindi non ha potuto seguirci. Inoltre è una squadra che affronta il campionato di Serie A2, sicuramente meno impegnativo di una A1, soprattutto dal punto di vista degli impegni e delle trasferte. Infine mi ha convinta lo stampo della società, familiare e disponibile anche ad assecondare qualche mia esigenza particolare: li ringrazio sempre per questo“.
È stata dura riprendere a livello fisico dopo il parto? Ti sei affidata a qualche preparatore in particolare?
“Più che riprendere in assoluto l’attività fisica, è stata dura ritrovare un livello di forma accettabile! Bisogna mettere in conto che ci vogliono diversi mesi per ritornare ad un buon livello, e avere pazienza. Appena dopo il parto ho chiesto ad uno dei miei preparatori del passato, che stimo molto e con il quale ho mantenuto un buon rapporto di amicizia, di prepararmi una routine adatta al mio momento particolare e che mi avvicinasse alla preparazione atletica… approfitto dell’occasione per ringraziarlo: grazie Riccardo Ton! Una volta iniziata la preparazione con Talmassons mi sono affidata a Stefano Cinelli, il preparatore della nostra squadra“.
Cosa ne pensi del “caso Lloyd” e in generale della scarsa tutela verso le atlete in caso di maternità?
“Penso che non sarebbe dovuto esistere il ‘caso Lloyd’! Mi spiego meglio: è inaccettabile che ogni volta che una atleta rimane incinta scoppi un caso. Non è accettabile che venga insultata, o additata come una traditrice della società per cui gioca. Bisogna capire che la gravidanza è una fase naturale per noi donne, che va vissuta con gioia, e che può accadere in qualsiasi momento, anche se non è stata programmata. È davvero arrivato il momento di pretendere una maggiore tutela da questo punto di vista, e siamo noi atlete e donne a doverla richiedere con forza, perché ne abbiamo tutto il diritto!“.
I tuoi primi anni di serie A sono stati nella Minetti Vicenza con Manu Benelli. Raccontaci qualche episodio particolare che ti ricordi e che ti ha segnato…
“Manu è una leggenda della pallavolo e una grande allenatrice, ma è anche una persona alla mano, con la quale si può parlare e molto molto simpatica. Ricordo che, spesso e volentieri, mi prendeva un po’ in giro, perché mi truccavo per andare ad allenarmi o perché secondo lei somigliavo a Poncharello con un certo paio di occhiali da sole, ma mai in modo sgarbato. Per cui ricordo delle gran risate! Oltre a questo, non posso dimenticare un emozionante suo discorso post finale di Challenge Cup, che purtroppo non portammo a casa. Finì in un pianto generale“.
Tre anni a Casalmaggiore, oserei dire speciali: scudetto, Supercoppa e sopratutto la Champions League.
“Che dire… Di sicuro tra gli anni migliori della mia carriera, e non solo per le vittorie. A Casalmaggiore si era creato un bel clima, un gran gruppo e un contesto molto caloroso. Tanti, tanti tifosi che non ci lasciavamo mai sole e ci facevano sentire sempre coccolate e protette. E non è una cosa scontata!“.
Che sensazioni si provano nel giocare senza pubblico ai tempi del Covid-19? Deve essere molto particolare per una giocatrice esperta, abituata a esibirsi in palazzetti pieni.
“Lo sport senza pubblico è veramente triste! Manca proprio quell’empatia che si crea col pubblico, mancano i cori, le voci (anche quando è tifo contrario) che rendono tutto più reale e più importante. È più difficile anche entrare nel ‘clima partita’, secondo me. Spero vivamente che questo momento passi in fretta!“.
La serie A2 è una ottima vetrina per le tante giovani che si stanno formando in Italia. Tu come giudichi il livello del campionato?
“Devo dire che il livello non è più altissimo, e che rispetto alla A1 c’è sicuramente molta differenza. Però il campionato di A2 è da tutelare, con squadre che investano non solo nei giocatori ma anche negli staff tecnici di livello. Questo perché, oltre a essere una vetrina, la A2 è anche il modo migliore di fare gavetta e di crescere come giocatori, tecnicamente tatticamente e caratterialmente, per fare poi il salto successivo quando si è davvero pronti!“.
Hai un allenatore che porti particolarmente nel cuore e che vorresti ringraziare?
“Sembra retorico, ma penso sia proprio così: ogni allenatore che ho incontrato lungo il mio percorso mi ha lasciato qualcosa, nel bene e anche nel male, e ha contribuito in percentuale a formarmi per quella che sono oggi. Quindi in qualche modo sento di doverli ringraziare tutti“.
Hai qualche progetto per il tuo futuro post volley?
“Vorrei avere davvero le idee più chiare riguardo al mio futuro. Idee buttate qua e là ce ne sono, ma ancora nulla di veramente concreto. Credo sia arrivato il momento di pensarci sul serio!“.