Di Giovanni Saracino
Conad Reggio Emilia–Prisma Taranto, valida per la terza giornata di Serie A2 maschile, rappresenta un tuffo al cuore per l’allenatore degli emiliani. Vincenzo Mastrangelo ritroverà da avversario coach Vincenzo Di Pinto, il suo mentore, colui al quale è stato vicino per otto stagioni (5 a Taranto, due a Gioia del Colle e una a Vibo Valentia) nel ruolo di assistente, colui dal quale ha cercato di imparare il più possibile il metodo per diventare un bravo coach.
“Con Di Pinto ho fatto una gavetta di alto livello. Sono stati anni importanti e formativi per me quelli trascorsi accanto a lui. Gli devo sicuramente tanto rispetto. È stato ed è tuttora una guida importante per la pallavolo pugliese” afferma, con un pizzico di emozione, Mastrangelo, che con Di Pinto condivide anche lo stesso paese di nascita (Gioia del Colle, in provincia di Bari).
La gara di domenica per lei non sarà solo una sfida con Di Pinto, ma anche un modo per poter rivedere tante persone con le quali ha collaborato nel passato, recente e remoto…
“L’elenco è lungo. Parto dai presidenti Tonio Bongiovanni ed Elisabetta Zelatore, due persone che stimo e rispetto tantissimo e delle quali non posso che dire un gran bene. Sono contento siano rientrati nel volley perché in passato vi hanno lasciato un bel segno. È lodevole il loro impegno per questo sport in un momento, sicuramente, non semplice. Rivedrò poi Coscione e Presta: il primo l’ho avuto per tre anni a Vibo, palleggiatore top anche a 40 anni; il secondo, ragazzo d’oro, l’ho fatto giocare io titolare per la prima volta in serie A2, sempre a Vibo, e l’anno scorso l’ho voluto a Castellana Grotte. Infine, come non citare due volti storici del volley tarantino come il segretario generale De Luca ed il fisioterapista Portulano, con i quali abbiamo condiviso tanti bei momenti“.
Come pensa di affrontare la Prisma Taranto, club favorito per la vittoria del campionato?
“È sicuramente la squadra più forte del campionato, composta da tanti giocatori provenienti dalla Superlega, più Padura Diaz che è un signor opposto. Vedendo le due gare disputate sinora, sicuramente si nota come la condizione fisica non sia ottimale, com’è normale che sia dopo tanti mesi di stop. Bisogna vedere poi che formazione metterà in campo Di Pinto, visto che contro Cantù ha cambiato dei giocatori a partita in corso. Non è detto che la mia Reggio Emilia parta già sconfitta. Dovremmo essere molto aggressivi, coraggiosi. Non abbiamo nulla da perdere e giocheremo a viso aperto.
Sinora la mia squadra ha raccolto poco rispetto a quanto fatto vedere in campo . La differenza, per ora, tra noi e loro è che noi abbiamo perso i set finiti ai vantaggi (due con Ortona, uno con Santa Croce, n.d.r.) e loro li hanno vinti tutti, perché hanno giocatori abituati ad un certo tipo di pressione e che sanno gestire bene mentalmente quei palloni che possono cambiare l’andamento di un match. Dobbiamo crearci la possibilità di giocarci la partita alla pari. Tirare il massimo da alcune situazioni di gioco. Non dobbiamo avere paura di osare“.
Lei ha fatto una lunga gavetta iniziando come scoutman quasi venticinque anni fa. L’anno scorso era a Castellana Grotte in un club molto ambizioso, poi che è successo?
“Sono orgoglioso di quello che ho fatto in carriera. Non mi ha mai aiutato nessuno, specie perché sono uno che viene dal Sud e mi sono conquistato quello che ho con il duro lavoro. L’unico anno in cui ho avuto a disposizione un organico di primo livello (a Vibo Valentia, nel 2015-16 in A2, n.d.r.) abbiamo vinto la Coppa Italia, siamo arrivati primi in regular season e abbiamo perso la finale play off in gara 5. Poi ho raggiunto quattro volte i pla off in A2 con squadre che non avevano quello come obiettivo (Reggio Emilia e Matera, n.d.r.).
Per quanto riguarda Castellana, che devo dire? Ero sicuro sulla parola di continuare l’esperienza alla New Mater. Avevo iniziato a fare mercato a maggio. Garnica e Gitto li ho ingaggiati io, di concerto con il ds De Mori. Poi i vertici societari hanno deciso diversamente e mi sono ritrovato a dovermi cercare un’altra squadra“.
Oltre Di Pinto, un altro coach determinante per la sua crescita professionale è stato l’attuale allenatore della nazionale, Blengini, del quale è stato assistente per due stagioni a Vibo Valentia.
“Da entrambi ho imparato tanto. L’ assistente, se è sveglio, impara da chiunque. Sono contento per la carriera di primissimo livello nel panorama mondiale che sta facendo. È una persona molto preparata e si merita tutto quel che ha raggiunto. Sono orgoglioso di aver potuto collaborare con lui“.
Cosa pensa della serie A2 di quest’anno?
“Il cambio di formula a dodici squadre, effettuato già nella scorsa stagione, ha fatto in modo che si favorisse un aumento del tasso tecnico del torneo, che è molto livellato verso l’alto. Dietro Taranto ci sono altri club molto competitivi come Bergamo, Cuneo, Castellana Grotte e Siena. In generale credo che si combatterà su ogni campo, e vedrete che ci saranno poche partite che finiranno 3-0. Certo mi sarebbe piaciuto avere un altro straniero in campo, e che ci fosse stata almeno una retrocessione. Riguardo allo straniero, non credo possa togliere qualcosa agli italiani, che devono essere in campo perché se lo meritano, non perché devono starci per forza, in virtù di un regolamento“.