L’ex capitano della nazionale bulgara Vlado Nikolov, padre del giocatore della Lube Aleksandar, è stato giudicato colpevole per la positività al doping riscontrata durante le Olimpiadi di Londra 2012 (in cui la Bulgaria si classificò al quarto posto). La notizia risale al 2020 ma, per motivi non chiari, è stata resa pubblica soltanto nei giorni scorsi dal Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Lo stesso Nikolov, contattato da Sportal.bg, si è detto sorpreso: all’ex giocatore, così come alla Federazione bulgara, la decisione era stata comunicata da tempo.
La positività di Nikolov al metiltestosterone, uno steroide anabolizzante, è emersa dalle controanalisi effettuate nel 2019 nei laboratori WADA a Losanna, mentre il primo esame svolto durante i Giochi era risultato negativo. Il giocatore bulgaro ha ammesso la sua colpevolezza (“Ero presente all’apertura del campione e la sostanza era nelle mie urine“) ma ha dichiarato di non avere fatto uso di doping intenzionalmente: “Non ho proprio idea di come sia successo. L’unica spiegazione che mi viene in mente è che gli integratori alimentari forniti dai medici della squadra fossero contaminati, ma le confezioni sono state conservate solo per un mese dopo le Olimpiadi, perciò non ho possibilità di difendermi. So che può sembrare ridicolo, ma non ho una spiegazione migliore“.
“La quantità di prodotto trovata nel mio campione è così bassa che non può aver avuto un impatto significativo sulle mie prestazioni. Non avrei mai preso una sostanza vietata, il rischio per la mia carriera sarebbe stato troppo alto” assicura Nikolov, che è stato punito soltanto con una sanzione simbolica: dovrà restituire il diploma olimpico e il distintivo ricevuti per la partecipazione ai Giochi. Tuttavia, la sua positività getta un’ulteriore ombra sul torneo di Londra dopo che numerosi giocatori della Russia, vincitrice dell’oro in quell’edizione, sono risultati colpevoli dell’assunzione di sostanze proibite.
(fonte: Sportal.bg)